sabato 30 settembre 2017

Ricordo di Ron Carlson, il suo Journey of Hope

Ron Carlson
Se ne è andato Ron, uno dei simboli della lotta per abolire la pena capitale, a un mese dalla sua morte lo ricordiamo. 
Ron è riuscito a perdonare e ha speso la sua vita per raccontare agli altri il suo percorso di riconciliazione, anche con se stesso. La resurrezione è cominciata quando ha capito che solo il perdono lo avrebbe guarito dalla rabbia e dal dolore. Due vite parallele, quella di Karla e di Ron, alla fine l'amicizia ha vinto sulla morte.
             
di Carlo Santoro, Comunità di Sant'Egidio



Il 1° settembre scorso Ron Carlson è morto in un ospedale del Texas, in seguito a un brutto incidente stradale, dopo molti giorni di sofferenza, mentre a Houston imperversava l'ennesimo uragano.
Karla Faye Tucker
Ron era il fratello di Deborah, uccisa insieme al fidanzato Jerry nel 1983 in Texas. Fu uccisa in modo violento, con un'ascia, da Karla Faye Tucker e Daniel Garret, entrambi sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. 

 Entrambi furono condannati a morte e Ron, alla lettura della sentenza dichiarò: "Credo che abbiano avuto quello che meritavano."
Anche il padre di Ron dopo un anno morì nel corso di una rapina e lui si ritrovò da solo, pieno di rabbia e disperazione per aver perso per sempre il padre e la sorella, una sorella che gli aveva fatto da madre. Di quel periodo diceva: "Non potete immaginare la rabbia che avevo in corpo, li avrei voluti uccidere con le mie mani…".

Qualche mese dopo Ron entrò nel tunnel della droga e dell'alcol, provando forse a fuggire dalla disperazione. Si sentiva sprofondato al livello più basso in cui poteva arrivare, poi incontrò un amico che lo invitò a fermarsi ed a considerare quanto fosse unica e importante la sua vita. Capì giorno dopo giorno che la rabbia e la ricerca di vendetta non lo avrebbero aiutato a guarire, anzi gli stavano rubando l'anima. 

Fu un periodo davvero difficile per Ron, finchè nel 1990, dopo una serie di arresti, diverse detenzioni ed una vita rischiosa, ritrovò la fede iniziando un percorso che lo avrebbe portato a riconciliarsi con la vita, seguendo un lento cammino di guarigione dell'anima. 

Proprio in quel periodo Karla l'invitò ad andare a trovarla nel braccio della morte e lui accettò. La decisione fu sofferta, molto contrastata da tutti i suoi amici, un gesto unico e controcorrente in quel Texas dove per chi sbaglia non c'è perdono, ma meritava solo la morte. Così Ron prese a visitare Karla con regolarità. 

Scoprì con grande sorpresa che anche lei aveva intrapreso un cammino di conversione e non era più quella ragazza che aveva ucciso sua sorella. Era diventata una persona diversa e gli chiedeva perdono per quel terribile crimine.
Ron fu turbato soprattutto dalla somiglianza tra la sua vita passata e quella di Karla e comprese che la dipendenza dalla droga può portare a persino ad uccidere. Gradualmente quegli incontri trasformarono la rabbia di Ron in perdono e si sentì guarito. 

Ron, come Karla, aveva smesso di fare uso di droghe, anche lui era diventato un'altra persona. A chi gli chiedeva come potesse spiegare questa trasformazione, Ron rispondeva: “È un processo lungo e difficile. Ma alla fine ho visto Karla come una persona. Siamo tutti nelle braccia di Dio. È l’amore di Dio che rende possibile il perdono”. 
Il caso di Karla diventò famoso in tutto il mondo e la sua vicenda dimostrava la crudeltà e l'ingiustizia di una pena che non ammette la riabilitazione. Diventando amico di Karla ritrovò una sorella ma non si rassegnò mai all'idea di perdere anche lei per mano dello stato. 


Negli Stati Uniti ed anche in Europa furono raccolte diversi milioni di firme per salvarla. Sr. Helen Prejean andò a trovare Karla e fece un pubblico appello all'allora Governatore George Bush e anche la stessa Karla rilasciò un'intervista televisiva in cui chiedeva clemenza.
Il mondo si mobilitò per quella storia di redenzione, ma Bush non volle sentire ragioni e fu messa a morte il 3 febbraio 1998 ad Huntsville.

Ron fu invitato ad assistere all'esecuzione accettando l'invito di Karla a sedere nel lato riservato ai familiari del condannato, anziché nei posti assegnati ai familiari delle vittime. Non era mai successo prima.  Ma un altro fatto sconvolse il protocollo: subito dopo l'esecuzione in genere si tiene una conferenza stampa subito fuori della camera della morte durante la quale si lascia spazio ai familiari delle vittime per esprimere la loro soddisfazione. Quella notte invece Ron uscì dalla stanza della morte di Huntsville, provato, commosso e stremato dal dolore per aver perduto una sorella una seconda volta e ebbe la forza di dire: "La morte di Karla non rende migliore il mondo". Poi partecipò al funerale, restando sempre accanto ai familiari di Karla.

Bill Pelke

Già diverso tempo prima Ron era diventato amico di Bill Pelke e degli altri amici dell'associazione "Murder Victims Families" e  con loro iniziò a raccontare la sua storia e a testimoniare che la pena di morte è sbagliata, anche durante i viaggi itineranti di città in città chiamati " Journey of Hope".

L'incontro con la Comunità di Sant'Egidio 
Incontrai Ron Carlson la prima volta nel maggio 1998 al Journey of Hope in Texas, dove ero andato per visitare il mio amico Dominique Green che era nel braccio della morte.


Fu Bill Pelke, il fondatore del movimento di familiari di vittima, a presentarmelo, era assieme a Sunny Jacobs, un'ex condannata a morte che era lì con la figlia. Fui colpito particolarmente dalle parole di Ron, così provato dall'esecuzione di Karla (su youtube sono disponibili diverse testimonianze di quell'incontro, anche l'intervento di Ron). Erano passati solo due mesi e il caso aveva fatto molto scalpore anche in Texas, Ron in quel momento era molto conosciuto.

Nel 2010 invitammo Ron a partecipare agli eventi del 30 Novembre di Cities for Life, Cities against the death penalty in Italia, lui portò la sua testimonianza a molti giovani a Roma, a Napoli ed in alcune città della Lombardia.
Aveva la preoccupazione di insegnare ai giovani a perdonare e a non sprecare la loro vita con i sentimenti di vendetta.

Come riportato su alcuni giornali locali dell'epoca, durante la conferenza a Napoli un ragazzino che aveva avuto un parente ammazzato dalla camorra gli disse: “Io non perdonerei mai. Questo perdono mi farebbe sentire un traditore”. Ron rispose a quel giovane in modo semplice e diretto: “Io credo che dobbiamo perdonare, lo stato può punire un colpevole, ma senza uccidere. La pena di morte non aiuta a chiudere i conti”. E poi aggiunse: "Esiste una “contabilità” superiore, perché se io perdono te, poi verrò perdonato!" E concluse: “Anch’io sono un peccatore, quindi ho bisogno di perdono”.  Ron non tornò più in Italia per motivi di salute, ma siamo rimasti in contatto durante questi anni.       

Se oggi in America le condanne a morte e le esecuzioni diminuiscono lo dobbiamo anche a quest'uomo insieme ad altri coraggiosi testimoni come Bill Pelke, suo grande amico. Quest'anno il Journey of Hope che inizia tra qualche giorno in Texas sarà dedicato proprio a Ron, l'uomo del Journey of Hope.

Su youtube sono disponibili diversi interventi di Ron: 
https://youtu.be/l2qxFTk9Ngs
https://youtu.be/hVA7w5Q7-IE
https://youtu.be/PCbrJu9EdSE

7 commenti:

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