sabato 7 marzo 2015

Ferrara: un riconoscimento a chi lotta contro la pena di morte

Insignita Tamara Chikunova che ha combattuto contro le condanne a morte in Uzbekistan, Kirghisistan, Kazakistan e Mongolia

http://www.estense.com

Oggi, venerdì 6 marzo alle 16, nella sala degli Arazzi della residenza municipale, l’assessora alle Pari Opportunità Annalisa Felletti ha consegnato a nome dell’Amministrazione comunale di Ferrara il riconoscimento ‘8 Marzo’ a Tamara Ivanovna Chikunova, per il suo profondo impegno a favore dell’abolizione della pena di morte e della tortura. All’incontro sono intervenute Paola Pirani (referente Amnesty International), Paola Freschini (Comunità Sant'Egidio) e Girolamo Calò (presidente Consiglio comunale). Erano presenti inoltre altre autorità civili e militari, fra cui il prefetto Michele Tortora e l’assessora comunale Chiara Sapigni.

A seguire, nel salone d’Onore del Municipio, è stata inaugurata la mostra fotografica a cura di Ippolita Franciosi e Letizia Rossi e del Centro Donna Giustizia “Patchworks, the face of freedom is female. Dalla violenza alla creatività, raccontare l’invisibile dell’essere”, realizzata da donne uscite dalla tratta e dalla violenza. L’iniziativa ha il patrocinio del Comune di Ferrara.



Nella mattinata di domani (sabato 7 marzo) Tamara Ivanovna Chikunova incontrerà gruppi di studenti del Liceo Ariosto, dell’Istituto Aleotti per Geometri e del Dosso Dossi.


“E’ un onore per la nostra Città – afferma l’assessora comunale alle Pari Opportunità Annalisa Felletti – poter ospitare la Signora Chikunova, perché testimone esemplare della lotta alla pena capitale e alla tortura. Tamara, grazie al proprio impegno è riuscita a scuotere le coscienze, promuovendo attraverso l’Associazione Madri contro la Pena di Morte, da lei stessa fondata, un avanzamento dalla portata straordinaria sul fronte dei diritti umani, portando all’abrogazione di questa pena in Uzbekistan, Kirghisistan, Kazakistan e più recentemente in Mongolia. Tamara è la testimonianza di come ‘grazie al proprio impegno si possa sempre fare la differenza’, un messaggio di grande speranza, l’esempio di una Donna che con coraggio lotta quotidianamente per garantire futuro ai figli di altre madri, ed è per tutti questi motivi che l’Amministrazione assegna con grande soddisfazione la prima edizione del riconoscimento ‘8 Marzo’ alla signora Tamara Chikunova.”


Tamara Ivanovna Chikunova, 62 anni, di nazionalità russa, è vissuta a Tashkent, in Uzbekistan, fino al 2009, allorché si è trasferita in Europa, prima in Germania poi in Italia. E’ una coraggiosa e straordinaria attivista per l’affermazione dei diritti dell’uomo nel suo paese e collabora in maniera stretta e continuativa con la Comunità di Sant’Egidio ormai da molti anni. Per il miglior prosieguo di tale collaborazione, come anche a causa delle sue condizioni di salute, necessiterebbe di un permesso di soggiorno per motivi umanitari.


Suo figlio Dmitrij, condannato a morte nel 1999, venne fucilato il 10 luglio del 2000. Aveva 29 anni. La signora Chikunova non fu avvertita dell’esecuzione, dunque non riuscì neppure a salutarlo un’ultima volta. In seguito alla sua tragedia familiare decise di fondare l’associazione pubblica Madri Contro la Pena di Morte e la Tortura assieme ad altre donne che come lei hanno perduto i propri figli con una esecuzione capitale e ad altre persone di diverse professioni e ceti sociali semplicemente contrarie alla pena di morte e determinate con coraggio a condividere con lei la stessa battaglia per la sua abolizione.


Grazie all’operato e alla mediazione della sua organizzazione, ingaggiando bravi avvocati, Tamara Chikunova ha contribuito a salvare le vite di 23 condannati alla pena capitale, riuscendo a far commutare la loro sentenza di morte in ergastolo o condanne alla reclusione. Tutto ciò malgrado la sua libertà personale e la sua stessa vita corrano seri rischi -più volte ha ricevuto minacce da agenti di polizia e da ignoti- ed abbia dovuto affrontare enormi sacrifici personali. Nella sua battaglia per l’abolizione della pena di morte in Uzbekistan -avvenuta il 1° gennaio 2008- ha infatti investito tutti i suoi averi.


L’organizzazione da lei fondata, dotata di scarsissimi mezzi finanziari, si regge su basi del tutto volontaristiche, coinvolgendo circa una ventina di persone: madri, padri, sorelle e fratelli di condannati a morte, nonché ragazzi, uomini e donne che sostengono per pura solidarietà la sua causa, oggi volta alla difesa di ex condannati capitali e al miglioramento delle condizioni di vita nelle carceri uzbeke e kyrgyze.

Il governo uzbeko ha sempre manifestato la sua decisa contrarietà all’attività umanitaria di Tamara Chikunova, la quale diverse volte ha dovuto subire perquisizioni nella sua casa da parte della polizia, ed è stata da questa stessa umiliata, venendo pretestuosamente accusata più volte di favoreggiamento della prostituzione. Al di là di tali episodi si deve purtroppo affermare la costante condizione di pericolo di vita in cui ogni giorno la donna si viene a trovare.

Tamara Chikunova nell’autunno 2004 ha intrapreso un lungo viaggio che ha toccato le maggiori città d’Europa e d’Italia, durante il quale ha potuto far conoscere più apertamente la drammatica realtà della pena di morte allora in atto nel suo Paese. L’attività dell’organizzazione non governativa indipendente “Madri Contro la Pena di Morte e la Tortura” (MCPMT), membro della Coalizione Mondiale Contro la Pena di Morte (Wcadp), è diretta al sostegno delle trasformazioni sociali e democratiche nella Repubblica dell’Uzbekistan. In questo paese, nell’ambito della difesa dei diritti umani, conduce un monitoraggio costante sull’uso della tortura, sulle sentenze di condanna a morte emesse e sulle esecuzioni.


Il lavoro di Tamara Chikunova, promuovendo la revisione di taluni casi tra questi, mira alla commutazione della pena dal carcere a vita ad una condanna ordinaria, permettendo al condannato il ripristino dei legami con i propri parenti e la società. L’organizzazione, con il sostegno della Comunità di Sant’Egidio, sta prendendo attivamente parte al processo di commutazione automatica delle condanne a morte in detenzione a vita nella Repubblica del Kyrgyzstan e si occupa di sollevare le condizioni di vita dei condannati.


Il 26 aprile 2007 è stata emessa la legge che introduce “modifiche e integrazioni al Codice Penale e al Codice di Procedura Penale”. La pena di morte, dal luglio successivo, è stata sostituita dalla detenzione a vita. Nella nuova legge è stabilita anche una revisione dei processi di coloro che erano stati condannati alla pena capitale.

I condannati a morte in Kyrgyzstan e in Uzbekistan sono in maggioranza malati, non ricevono parimenti un’alimentazione commisurata alle necessità. Sono inoltre privi dei più elementari mezzi per l’igiene personale, e non è prevista per loro alcuna assistenza psicologica e legale. Non hanno poi accesso ad alcuna informazione, per cui tutto ciò che avviene al di fuori delle mura della prigione resta loro totalmente sconosciuto. Non viene in ultimo rispettato il diritto a ricevere un trattamento decoroso ed una assistenza degna di un qualsiasi essere umano.

Nessun commento:

Posta un commento

I vostri commenti sono graditi. La redazione si riserva di moderare i commenti che non contribuiscono alla rispettosa discussione dei temi trattati