giovedì 18 dicembre 2014

Benigni torna a parlare di pena di morte


Benigni e I Dieci Comandamenti: 

Un estratto sul Quinto Comandamento: Non Uccidere

"Dobbiamo credere che sia possibile un mondo in cui non si uccida mai. 
E col Quinto comandamento, Dio ci chiede di scegliere tra la vita e la morte. E non abbiamo ancora scelto di non estinguerci: una guerra mondiale oggi ci distruggerebbe.... Perché alcuni Stati conservano la pena di morte? Per dirci che in fondo siamo crudeli... che siamo assassini anche noi. 
Perché si insiste sul delitto del fratello? Per sottolineare che chiunque si uccida è un proprio fratello. E ciascuno di noi è unico. Chi uccide qualcuno, uccide qualcosa di irripetibile... Dio sa contare sempre fino a uno, non importa quanti siamo i delitti. Uno è sempre unico. Chi uccide, uccide se stesso. E il peggiore è chi permette che si uccida...
Diciamo che siamo partiti bene, come umanità: come ci è stato dato il libero arbitrio la prima cosa fatta è stato l'omicidio. Caino e Abele, insomma. I quali non avevano mai parlato: i rischi dell'incomunicabilità...
Il secolo scorso è quello più omicida. E' quello in cui è nato 'il crimine verso l'umanità'... E si inizia con Non Uccidere. E le Tavole della Legge è il primo codice che contiene in maniera esplicita questo divieto. Non è un caso che sia quello che, paradossalmente, ha incontrato più resistenze. Quasi come se si ledesse il 'diritto all'omicidio'"...



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