giovedì 24 luglio 2014

Due ore di atroce agonia per il condannato Joseph Wood in Arizona

Drammatica esecuzione, questa notte, in Arizona, dove un detenuto del braccio della morte, Joseph Rudolph Wood, è deceduto dopo due ore dall’inizio delle sua esecuzione con iniezione letale. 
Due ore di agonia, durante le quali i suoi legali avevano presentato un appello d’emergenza dopo aver visto il loro assistito rantolare e ansimare. Già in precedenza, avevano chiesto inutilmente di conoscere le sostanze che sarebbero state usate per l’esecuzione. 
La Corte Suprema aveva confermato che l'esecuzione avrebbe comunque avuto luogo. L'ufficio del Procuratore Generale dell'Arizona ha affermato che l'esecuzione e' iniziata alle 13.52 locali e Joseph Wood e' stato dichiarato morto alle 15.49, un'ora e 57 minuti dopo la somministrazione dei farmaci. 

venerdì 18 luglio 2014

La pena di morte in California è anticostituzionale!

A sentenziarlo è stato un giudice federale in risposta alla petizione di un detenuto da quasi vent'anni nel braccio della morte di San Quentin. 

Il giudice ha osservato che le esecuzioni in California non sono effettuate in alcun modo ragionevole, prevedibile e organizzato e ha definito "disfunzionale" il sistema, perché costringe i detenuti ad aspettare per decenni prima che la condanna sia eseguita. Un sistema, dunque, che viola il divieto costituzionale sulle punizioni crudeli e disumane, previsto dall'Ottavo emendamento. "Siamo davanti a un sistema - ha dichiarato - in cui fattori arbitrari e non legittimi come la natura del delitto o la data della condanna a morte, sono quelli che determinano se una persona sarà effettivamente giustiziata".

E' la prima volta che una corte federale definisce la pena di morte di uno Stato incostituzionale.


Carcere di San Quentin
Il giudice Cormac Carney - nominato dall'allora presidente George W. Bush - ha spiegato che da quando la California ha ripristinato la pena di morte nel 1978, più di 900 persone hanno subito una condanna a morte, ma che solo 13 sono state eseguite. 

La sentenza "è veramente storica" ha detto Gil Garcetti, ex procuratore distrettuale di Los Angeles, che si batte contro la pena capitale. "Prova ulteriormente che la pena di morte non funziona, che ha costi esorbitanti, è ingiusta e non serve alcuno scopo legittimo. L'unica soluzione è rimpiazzare la pena di morte con l'ergastolo, senza possibilità di ottenere la libertà condizionale".

Nessuna condanna è stata eseguita in California dal 2006, quando un altro giudice federale sentenziò che lo Stato doveva rivedere le procedure per l'iniezione letale. Nel novembre 2012, un referendum che prevedeva la conversione delle condanne a morte in ergastoli fu bocciato con uno scarto del 52 per cento dei no. Secondo il giudice Cormac Carney, del Distretto Centrale della California, il sistema che amministra la "morte di Stato" è così difettoso che deve essere abolito.


giovedì 3 luglio 2014

Gita a Sorrento con gli internati dell'OPG. Rete di solidarietà, presa in carico, amicizia e uno sguardo al futuro

 Una giornata davvero indimenticabile quella che hanno vissuto 16 internati dell’Opg di Napoli in gita a Sorrento con la Comunità di Sant’Egidio. Per il 5° anno consecutivo, con la sapiente regia di Salvatore Tuccillo, giornalista enogastronomico  della penisola sorrentina, la comunità ha voluto regalare una giornata di libertà a chi vive in quelli che sono i retaggi dei manicomi criminali.
Accompagnati da educatori, operatori dell’ASL NA1 che ha messo a  disposizione 3 pulmini, e dagli amici della comunità di Napoli e di Roma, gli internati hanno fatto la prima tappa nella splendida Baia di Puolo, dove alcuni di loro sono scesi in  spiaggia tra le famiglie e i primi bagnanti e hanno potuto fare un bellissimo bagno mentre gli  altri hanno preferito sedersi  ai tavolini di un bar, passeggiare nel borgo dei pescatori e prendersi un bel caffè. C’è chi non ha resistito alla tentazione e ha voluto subito mangiarsi una bella pizza margherita. Franco sogna di tornare in questa bella spiaggia con la famiglia, Attilio guarda il panorama in silenzio, con sguardo intenso.
La singolare comitiva si è poi spostata nel ristorante “da Filippo” a Sorrento dove è stata accolta dalla cortesia di Enzo Maresca e di tutto il personale, e dove sotto un bellissimo pergolato di limoni ha potuto gustare un pranzo davvero eccezionale: antipasto di terra con fior di latte e prosciutto crudo, gamberetti di Crapolla sale e pepe,  insalata di calamari con patate lesse, fritto di calamaretti e pesce bandiera. Quindi trofie vongole e zucchine e per secondo trancio di tonno al graten su foglia di limone con purea di patate e un assaggio di baccalà fritto. Per finire una bella torta fatta dallo chef. Nel frattempo si sono uniti alla tavolata il vescovo di Sorrento mons. Franco Alfano, il magistrato di sorveglianza la dott.ssa Margherita Di Giglio e il direttore sanitario della struttura, il dott. Michele Pennino.      
Un clima di festa scandito da applausi, risate e da serene chiacchierate, una gita  che gli internati dell’Opg non dimenticheranno facilmente. 
“Non mi sembra vero!” ha esclamato Ciro, uno degli ospiti, mentre Giuseppe non faceva il bagno a mare da oltre 10 anni.  Una giornata straordinaria ma anche una giornata verso la normalità nell’attesa della chiusura definitiva degli Opg. 
Quella di Sorrento non è stata solo una bellissima gita, ma anche un evento che guarda al futuro, al percorso che queste persone con gravi disagi psichiatrici e sociali dovranno affrontare. Non a caso l’assenza della polizia penitenziaria sta a significare che la rete territoriale dovrà essere la grande protagonista per accompagnare e il reinserimento nella società degli internati. Questo significa che i servizi sociali e i dipartimenti di salute mentale dovranno prendere in carico queste persone disagiate, e che le comunità di accoglienza non possono essere dei parcheggi  ma dei luoghi di vero reinserimento sociale.
La Riforma con il superamento degli Opg è possibile, e questa bellissima giornata testimonia che si può aprire una pagina nuova per il futuro di queste persone, segnate pesantemente dalla vita e dalla malattia.

Riparte il teatro a Rebibbia con lo spettacolo "Viaggio all'isola di Sakhkin"

La riedizione dello spettacolo teatrale "Viaggio all’isola di Sakhalin" ha avuto luogo lunedì 30 giugno a Rebibbia. Bravissimi gli attori della compagnia dei detenuti, quasi tutti alla prima esperienza teatrale. 
Liberamente ispirato dall’esperienza di Anton Checov che per la sua seconda professione (appunto, medico) intraprese un viaggio in una colonia penale posta all’estremo oriente della nazione russa, “Viaggio all’isola di Sakhalin” è frutto del lavoro di Valentina Esposito e Laura Andreini Salerno, del Centro Studi "La Ribalta" Fondazione Enrico maria Salerno.  Lo spettacolo che ha avuto la sua "prima" presso il Teatro Libero di Rebibbia sarà all'Argentina il 19 e 20 settembre 2014. 

http://ilsensodelnoi.comunita.unita.it/isola-senza-colori-il-teatro-libero-di-rebibbia/

http://mvl-monteverdelegge.blogspot.it/
Viaggio all'isola di Sakhalin
di Elvira Sessa, giornalista

Bianco era il colore della farina che allegra gli si attaccava alle dita mentre infornava i biscotti. Quel bianco nasceva dalla tavolozza di libertà con cui affrescava le sue giornate. 
Bianco è, ora, il colore delle sue lacrime e di una mente prosciugata dagli arcobaleni.
Bianco è tutto ciò che vedono le sue pupille. 
Un bianco accecante. 
Salvatore sorride e piange mentre lo racconta. La sua storia è quella di tutti gli abitanti dell'isola di Sakhalin. 
Si dice che chi arriva su questa isola dell'estremo oriente russo, all'inizio vede bene poi cade vittima di una epidemia chiamata acromatopsia, che fa confondere i colori. 
Come è successo all'artista, il "signor B", che sulla tela voleva far brillare la bellezza della sua donna ma le tinge i fluenti capelli di color rosa scambiandolo per il giallo.
Chi arriva sull'isola viene portato nella cosiddetta "sezione A", dove mischia il colore della sua storia, dei suoi capelli, dei suoi occhi, della sua pelle, con quello di tanti altri. Finchè la sua storia si stinge, i suoi capelli, la sua pelle e i suoi occhi, diventano bianchi e inizia a vedere tutto bianco. Allora viene portato nella "sezione B", quella dei ciechi che vedono solo bianco, quella del candore dell'isola di ghiaccio, uguale per tutti, senza sfumature, senza zone d'ombra. Un bianco che è, allo stesso tempo, senza intimità e senza affetti.
Non c'è scampo.
Un medico, venuto a fare ricerche sull'isola per capire l'origine di questo male, scopre che è una cecità che non dipende dagli occhi. Gli occhi sono organi passivi, come l'obiettivo di una macchina fotografica. A guidarli è il cervello, la regia che ordina all'obiettivo fotografico di ingrandire, ridurre o semplicemente fissare, l'immagine. La vista del bianco è il riflesso dell'anemia mentale.
Queste vite, condannate a rimanere sull'isola per dieci-venti-trenta anni-per tutta la vita, sono raccontate nello spettacolo teatrale dal titolo "Viaggio all'isola di Sakhalin".
Ad interpretare l'opera è una trentina di detenuti della Compagnia del Reparto G8 del carcere di Rebibbia che scontano pene di lunga durata, alcuni l'ergastolo. Attraverso il copione teatrale, i detenuti ritinteggiano le loro giornate "di fuori", conservando i loro nomi, quelli delle loro mogli, dei figli; assumono la responsabilità di "un ruolo" e, con l'immaginazione, travalicano le sbarre.
"Si tratta di un teatro corale" evidenzia Valentina Esposito che ha curato la drammaturgia e, insieme con Laura Andreini Salerno, la regia dell'opera. Infatti, lo spettacolo non esalta la forza del singolo ma il valore delle reti sociali ed affettive in cui l'individuo riscopre se stesso, la sua unicità e dignità. L'opera è corale anche perchè gli attori danno voce a sentimenti e bisogni condivisi con i loro compagni di scena, di carcere, di vita.
La pièce, ideata da Laura Andreini Salerno, nasce dalla rielaborazione di due opere: gli studi condotti nella metà del Novecento dallo scienziato cognitivo Oliver Sacks in alcuni atolli del Pacifico abitati da persone affette da cecità cromatica ereditaria e un racconto di viaggio dello scrittore-medico Anton Cechov che alla fine dell'Ottocento decise di visitare Sakhalin, colonia penale per gli ergastolani. In una lettera dalla Siberia, del 1890, Cechov scriveva: "Io sono profondamente convinto che tra cinquanta o cento anni si guarderà alla pena dell'ergastolo con la stessa perplessità e imbarazzo con cui oggi guardiamo all'applicazione della tortura". 
Messa in scena lo scorso 30 giugno 2014 nel Teatro della Casa Circondariale di Roma Rebibbia, sarà replicata il 19 e 20 settembre 2014 al Teatro Argentina di Roma, nell'ambito del Festival dell'Arte Reclusa. 

mercoledì 2 luglio 2014

Pena morte: una "task force" per fare della campagna per la moratoria una priorità nella presidenza Ue

La Comunità di Sant’Egidio esprime soddisfazione per la convocazione da parte del ministro degli esteri italiano Federica Mogherini di una 'task force' per la battaglia contro la pena di morte all’inizio del semestre italiano di presidenza dell'UE.

La ‘task force’ a cui partecipa la Comunità di Sant’Egidio insieme alle altre associazioni abolizioniste coordinerà il lavoro in vista della votazione all'Onu di una nuova risoluzione per la moratoria.

L'obiettivo e' rilanciare nel semestre di Presidenza del Consiglio dell'Ue l'impegno contro le esecuzioni capitali e lavorare per accrescere il consenso da parte dei paesi sulla risoluzione dell'Assemblea Generale che sarà votata a New York a dicembre.


Nel corso della riunione la Comunità di Sant'Egidio ha presentato un programma di iniziative finalizzate a sostenere l'accelerazione del processo abolizionista nei prossimi mesi in diversi paesi del mondo.

Per l'occasione, il sito "No alla pena di morte" si presenta completamente rinnovato, con nuove funzionalità per gli appelli urgenti, la corrispondenza con i condannati a morte, la campagna "Città per la Vita.
http://nodeathpenalty.santegidio.org/

  
Nel corso del semestre la Comunità di Sant'Egidio realizzerà due importanti iniziative pubbliche in Asia e saranno intensificati i rapporti con i paesi che all'inizio di dicembre voteranno nuovamente per una moratoria universale delle esecuzioni per impedire nuove esecuzioni. Saranno incrementate le attività educative con i giovani e il sostegno diretto ai condannati a morte.