sabato 26 aprile 2014

La vera follia: il ritardo nella chiusura degli Ospedali Psichiatrici Giudiziari

Giustizia: se la vera follia 
è il ritardo nella chiusura degli Opg

di Antonio Mattone

Il Mattino, 26 aprile 2014

Con la conversione del decreto-legge del 31 marzo 2014, approvata due giorni fa dal Senato, finalmente si è aperto uno spiraglio concreto per la chiusura definitiva degli ospedali psichiatrici giudiziari. Dopo le sostanziali modifiche apportate dalle commissioni Giustizia e Sanità, si sono infatti creati i presupposti per mettere la parola fine agli Opg.
Le novità più rilevanti del nuovo testo sono due. La prima è l'abrogazione dell'articolo del codice penale che prevede la misura di sicurezza provvisoria per chi ha commesso un reato ed ha bisogno di cure psichiatriche. Con la nuova norma il giudice dispone il ricovero in misura alternativa non detentiva per gli infermi e seminfermi di mente, e solo in casi estremi può fare ricorso alla custodia in Opg. Resta in vigore nel nostro ordinamento la misura di sicurezza definitiva che riguarda solo una piccola parte degli internati che comunque sono quasi sempre transitati attraverso l'articolo 206.
Inoltre, vengono stabiliti dei limiti per l'applicazione della misura di sicurezza che in ogni caso non potrà superare la durata della pena detentiva prevista per il reato commesso, bloccando così quel meccanismo perverso che, di proroga in proroga, permetteva che un essere umano fosse rinchiuso per decenni anche solo per aver oltraggiato un vigile urbano. In questo modo viene di fatto arrestato il flusso degli ingressi negli ospedali psichiatrici giudiziari che, nonostante l'abolizione prevista dal Dpcm dell'aprile 2008, non chiudevano mai. Il grande limite di questa pur importantissima legge era che si sopprimevano gli Opg senza eliminare le cause che alimentavano le entrate, per l'appunto le misure di sicurezza previste dal codice Rocco. È come dire di voler svuotare una vasca senza chiudere il rubinetto.
Anche il carcere ha incrementato in modo sostanzioso il numero degli ingressi, basti pensare che il 45% delle persone presenti nei 2 Opg campani proviene dai penitenziari. Una parte di questi attraverso un provvedimento del magistrato che emette una misura di sicurezza provvisoria, un'altra inviata dagli operatori penitenziari quando viene riscontrato un disagio mentale durante la permanenza in galera. I detenuti vengono così mandati in osservazione psichiatrica per un periodo, al termine del quale o si ritorna in carcere o si passa definitivamente in Opg. Sembra evidente il grande limite del carcere che invece di rieducare produce malattia mentale.
I reparti di osservazione psichiatrica previsti all'interno degli istituti e un nuovo senso di responsabilità imposto da queste novità legislative, dovrebbero sensibilizzare il sistema sanitario nazionale a prendere in carico con più incisività le persone che manifestano disturbi psichiatrici. I nuovi provvedimenti ridimensionano anche le cosiddette Rems, le Residenze per l'esecuzione delle misure di sicurezza, dei mini-Opg dai costi elevati e dai numeri sovrastimati, destinati ad ospitare in detenzione gli internati.
Le risorse previste per queste strutture, almeno in parte, potranno essere impiegate per potenziare i dipartimenti di salute mentale e finanziare i percorsi di cura e riabilitazione alternativi. In Campania, ad esempio ne sono contemplate 8 per 160 posti, mentre attualmente gli internati di questa regione sono 121 e questo numero tenderà a scendere considerevolmente per gli effetti della nuova legge.
L'approvazione di questa norma sposta il baricentro degli interventi per superare gli Opg sulle misure alternative e sui progetti di cura e riabilitazione e rappresenta un segnale di vicinanza della politica ai problemi concreti del nostro Paese. Ora si tratta di guadagnare il tempo perduto e di far funzionare al meglio i dipartimenti di salute mentale.
Non è più pensabile che poche centinaia di persone con fragilità mentale mettano in crisi il sistema Italia e che nello stesso tempo siano considerati uno scarto umano. Nell'Opg di Aversa qualche anno fa erano presenti 310 persone, oggi 143. Se fosse stata abrogata la misura di sicurezza provvisoria oggi ce ne sarebbero una ventina. Se ci pensiamo, una vera follia.

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